Il luogo in cui sono nata. Come pianeti irti di spigoli, in moto di rivoluzione. Intorno ad un Sole lontano. Ruotiamo su noi stessi, ciechi di tutto il resto. Come prismi di freddo cristallo prigionieri nella roccia. 8211; in balìa del caso. Abbiamo infinite facce, innumerevoli. Assi di rifrazione, in potenza. Sprigioniamo arcobaleni di effimero, prima della fine.

Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese. Sarkozy lo ascolta, visibilmente dub.

Andrà tutto bene alla fine e se non andrà tutto bene vuol dire che non è ancora la fine. E poi mi hai sibilato. 8220;e cercati una parola necessaria. Quella con cui restare sola. E fare cena e sonno e vita. Assoluta tra tutte da non dire. La spina che ti suona nella bocca. E poi ruggisce perché tu risponda. E io mi sono messa. Le mani sulla faccia come chi piange. Ho visto prima di tutto una prigione.

Dedicarle un día al libro, como se lo dedicamos a la mujer o al trabajo, es un síntoma de su invisibilidad. Alguien dirá que no, que es una celebración, como un cumpleaños donde se hace una fiesta y todos comemos algo dulce para recordarlo. La pregunta sería por qué es necesario recordarnos a nosotros mismos que podemos que leer, por qué recordarnos que en el género no hay distinción y que el trabajo es un derecho, no sé cuando perdimos la memoria.